Nei racconti di fantascienza era una di quelle cose da supereroi che facevano restare a bocca aperta.
Oggi vedere nelle stanze chiuse, “attraverso i muri” è possibile. Non è più roba da romanzi o da film. Si chiude ormai il capitolo del “vedo non vedo”. Ormai è, praticamente, tutto visibile. E non si tratta più di concetti teorici o di sperimentazioni. Nel Quantum Technology Lab di Tiburtina, a Roma, è nato See all, un dispositivo (grande, giusto per dare l’idea, quanto due scatole di scarpe), che permette di osservare ciò che può nascondersi dietro una stanza chiusa, al di là di un muro di un palazzo. E che sarà una soluzione utilissima per vedere se ci sono persone sotto le macerie di edificio crollato per un terremoto, per scovare le vittime di un sequestro in una stanza chiusa, per cercare di recuperare una persona rimasta intrappolata in una cavità. In pratica, diventa realtà la vista come quella di Superman. Un superpotere che lui aveva “a raggi X” e che oggi la realtà lo ha trasformato in raggi fotonici.
L’EFFETTO
La dinamica è molto semplice da raccontare (sebbene la strumentazione sia particolarmente complessa). Moltofuturo l’ha potuto vedere nel laboratorio di Leonardo. Viene sparato un raggio di fotoni attraverso il battente di una porta o il buco di una serratura. Questo raggio riesce così a entrare in una stanza e a fare come una pallina da biliardo, rimbalzando su tutte le pareti e su tutti gli oggetti. A quel punto, tornando indietro, i fisici di Leonardo possono chiedergli cosa ha visto. E lui, di tutta risposta, riesce a dare una fotografia della stessa qualità di quella che farebbe uno smartphone dentro la stessa stanza. Ecco perché uno dei primi usi che se ne farà (lo strumento ha già superato la fase di prototipo), è quello della protezione civile. See all è anche in grado di poter vedere attraverso cortine di fumo o nebbia e quindi potrà essere fondamentale per guidare i soccorsi nel caso di grandi incendi. La tecnologia ha fatto passi da gigante, in sostanza. Gli esperti di Leonardo sono riusciti anche a usare il concetto delle particelle entangled (intrecciate, ndr) tipico della fisica quantistica. In questo caso sparano sempre un raggio di fotoni (che ha uno spessore molto più piccolo di un capello, per intenderci, e che non è visibile all’occhio umano), ma ne hanno un altro gemello che invece non è mai entrato nel luogo in cui l’altro è andato. Ebbene, al raggio fotonico “pigro”, che è rimasto lì sul posto, viene chiesto cosa il “fratello” ha realmente visto. E così, anche in questo caso, gli esperti di Leonardo riescono a riprodurre l’immagine. Si può così vedere “dietro l’angolo”.
L’USO
L’essere umano ha sempre sognato una cosa in grado di arrivare a questo obiettivo: in parte c’è riuscito con i raggi X (che permettono, per esempio, di fare le radiografie), o con segnali wi-fi, ma anche con radar o sensori a infrarossi. Tecnologie che si sono evolute nel corso degli anni. Gli esperti hanno studiato poi la fisica quantistica e sono arrivati al raggio fotonico in grado di ricostruire ciò che c’è dall’altra parte del muro.
Massimiliano Dispenza, responsabile della area di ricerca Quantum Technologies, Optronics and Advanced Materials Labs, è a capo del giovane gruppo di ricercatori che è stato in grado di sviluppare il See all. È ormai da cinque anni che un team di una ventina di studiosi è al lavoro con lui proprio sul prodotto e ora possono dire di essere arrivati a una definizione finale e spendibile sul mercato.
«Al momento riusciamo a vedere ad alcune decine di metri di distanza, ma l’obiettivo è arrivare a tecnologie in grado di controllare fino al chilometro e mezzo – spiega il fisico – È uno strumento trasportabile il cui uso però non è per i privati. Quindi, non ci sarà in un prossimo futuro una dimensione “casalinga” di questo sistema, che resta fondamentale per scopi di protezione civile e di sicurezza». Uno degli scenari, poi, è quello legato al mondo della difesa. E un militare, sul campo di battaglia, avrà la possibilità di poter guardare “dietro l’angolo”.
LA CONNESSIONE
I fotoni permettono cose che fino a qualche anno fa erano solo nell’immaginazione degli scrittori di fumetti o dei romanzi di fantascienza. Ai Quantum Lab di Leonardo sono arrivati anche a sviluppare una rete telefonica a prova di intercettazione. Il sistema (già funzionante all’interno della rete Leonardo e che ha avuto un primo collegamento tra lo stabilimento dell’azienda a Pomigliano d’Arco, il sito Cnr di Pozzuoli e la sede dell’Università Federico II di Napoli) ha portato a una sorta di rete metropolitana quantistica che serve per portare non solo la voce ma anche i dati. I raggi fotonici permettono di dire subito se c’è qualcuno che sta ascoltando. Quindi, è già possibile fare una telefonata “blindata”, al riparo da curiosi. La rete quantistica «funzionerà per le telecomunicazioni in fibra ottica e via satellite», prosegue Dispenza. Ma gli studiosi non si sono fermati e vogliono cercare di capire come renderlo a portata di smartphone. «Stiamo verificando come trasferire questo modello sulle microonde dei cellulari – aggiunge il fisico – Queste nuove tecnologie, ormai realtà concreta nei nostri laboratori, saranno applicate in modo trasversale su tutte le aree delle attività di Leonardo. E presto saranno strumenti utili per il mondo dell’emergenza, della difesa, della sicurezza: questa è la tecnologia che migliora la qualità della vita».
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