Colosseo 4.0, tutti i segreti del restauro dell'arena: la pedana si apre e svela gli spazi sottostanti

Ricerca dei materiali dai più tradizionali ai più hi-tech, capacità di preservare il patrimonio culturale e una visione del futuro che però permetterà di vivere il Colosseo da un altro punto di vista, quello di chi si trovava al centro dell’arena. Sono queste le chiavi che hanno portato Milan Ingegneria, società con sedi a Venezia e Milano, ad aggiudicarsi l’appalto per il ripristino dell’arena dell’Anfiteatro Flavio nel rispetto non solo storico, ma anche ambientale. Basti pensare che il nuovo piano previsto alla quota Flavia metterà in contatto l’esistente e il nuovo (lungo il perimetro, con gli accessi dal corridoio di servizio, dalla Porta Triumphalis e dalla Porta Libitinaria) con pannelli dall’anima in fibra di carbonio rivestiti di legno di Accoya, che non solo proteggeranno gli ambienti ipogei ma saranno anche in grado di recuperare l’acqua piovana per i servizi igienici. La premessa che pone Massimiliano Milan, legale rappresentante della società e figlio del fondatore Maurizio, è chiara e non scontata: «Portare a termine il progetto». Per ora c’è uno studio di fattibilità, ma le idee sono già pronte per esser realizzate. Per il 2023 il nuovo spazio sarà pronto, grazie al finanziamento del ministero della Cultura di 18,5 milioni di euro.

LA TUTELA

«Il Colosseo è un simbolo importante dell’Italia, l’obiettivo che ci siamo prefissati assieme all’architetto Fabio Fumagalli e la Labics, è tutelare il monumento – esordisce Milan, ingegnere, classe 1991, che con la sua società sta operando a Roma anche con il rettorato di Roma Tre sull’Ostiense – Il piano avrà molte funzioni differenti. Rispetteremo il Colosseo dal punto di vista filologico, con una funzione di tutela e conservazione degli spazi ipogei, restaurati di recente. Oltre a questo, porremo attenzione sia alla struttura, che alle condizioni ambientali. Il piano proteggerà dagli agenti atmosferici, dall’umidità, e sarà leggero. Installeremo un sistema di controllo di temperatura e umidità per controllare le condizioni ambientali delle strutture archeologiche». Una curiosità è la versatilità che il nuovo ripiano avrà: «Si potrà aprire con pannelli che ruotano in modo automatizzato controllato da remoto e traslano in maniera da poter consentire la visione degli spazi sottostanti, ovvero lo scrigno degli spettacoli. Da lì infatti si aprivano le botole e dagli interrati uscivano gladiatori e animali. Vogliamo rendere visibile la complessa macchina scenica dell’epoca».

La sezione portante, integrata, multifunzionale e altamente tecnologica, avrà funzioni strutturali e impiantistiche. Sarà infatti realizzata in acciaio inox e conserverà al proprio interno la predisposizione per l’installazione di dissuasori posti a protezione delle superfici apribili, l’illuminazione degli ambienti ipogei e l’impianto di raccolta e recupero dell’acqua piovana. Al fine di garantire protezione agli spazi del Colosseo, tutte le strutture saranno rivestite con legno di Accoya, un procedimento di modificazione del profilo ligneo ottenuto con acetilazione che permette di utilizzare essenze provenienti da normali colture, in maniera da rendere sostenibile l’attività e, allo stesso tempo, abbattere le necessità di manutenzione. Un altro aspetto dell’intervento sul simbolo di Roma sarà l’impianto di ventilazione. Grazie a 24 unità di ventilazione meccanica il ricambio d’aria completo sarà garantito in 30 minuti e potranno esser regolati autonomamente grazie all’intelligenza artificiale. È infatti previsto un sistema “smart” che gestisca il monitoraggio e adatti il comportamento sulla base delle necessità impostate nelle varie zone. Un modo che consentirà anche la riduzione dei consumi. Dallo studio spiegano che non è ancora possibile definire ulteriormente i dettagli del progetto, ma è tanta la motivazione: «Non c’è paura, ma tanta voglia di iniziare, siamo onorati di poter prestare le nostre competenze, siamo certi di essere lo studio adatto per il progetto».

MATERIALI INNOVATIVI

La storia della Milan Ingegneria è ricca di ricerca: «Io e mio padre siamo nati e cresciuti a Venezia, poi per motivi di lavoro siamo andati a Milano, ma in laguna teniamo uno studio attivo perché proveniamo da lì. Nella nostra attività ci occupiamo di integrare il supporto ingegneristico all’architettura, puntando sulla sostenibilità». Tra le varie collaborazioni con studi di eccellenza internazionale, una su tutte è quella con Renzo Piano: «Affrontiamo progetti anche con la ricerca verso materiali innovativi – continua Milan – ad esempio l’ospedale di Emergency in Uganda. L’abbiamo creato con la terra battuta del luogo, trattata in maniera da modificarne le caratteristiche fisico-meccaniche, così se per qualche ragione dovesse esser smantellato, la terra tornerebbe nel suo luogo naturale». Altri esempi sono la Basilica di Padre Pio: «Abbiamo inserito alcuni cavi dentro la pietra per aumentare la resistenza alla compressione degli archi, un lavoro di ricerca costante», conclude l’ingegnere.

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