Leonardo Pieraccioni e il mondo digital: «La domotica è come l'amore, inaffidabile. Preferisco i cavi»

La domotica ci rema contro. È un kit di diodi, microchip, fusibilini, accrocchi, basta un fulmine, un fulminino un giovedì notte e non ti si aprono più le serrande, in camera hai 46 gradi, e nel forno ti s’è accesa Radio Kiss Kiss. La domotica è bella a parole, come l’amore: faremo, diremo, ma poi c’è sempre un fulmine un giovedì notte e non funziona più nulla. Io ho 55 anni e in casa ho la domotica manuale. Dovrei brevettarla. È un pulsantone che spegne tutto il primo piano con sotto un altro pulsantone che spegne il pian terreno. Se tu lettore, hai un terzo piano, ti fai mettere un altro pulsantone e spegne anche quello. È una domotica di provincia, è la domotica “nokia”, “startac”, dove il telefonino ti facilitava la vita senza complicartela. È – per ritornare al parallelo amoroso – l’amore della scuola elementare, quello che ti fa dividere la merendina alle 10 e 30 ma che poi non implica altre grandi avventure che poi, nel 65% dei casi, le grandi avventure in amore finiscono sovente a schifio.

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La domotica complicata è invece una grande avventura. È come quando a noi 55enni ci dicono: «Mandamelo su WeTransfer», «ci vediamo su Meet», per noi 55enni nativi manuali e senza aggiornamento IOS, equivale ad una battuta che ci fa ridere amaro. Icchellè Meet? Come lo trovo, dove lo trovo, perché lo trovo? Hanno inventato Siri ma Siri – quando riesci a trovarla sul telefonino – è una figuretta malefica. Si presenta ma si assenta qualora tu le chiedessi: installami Meet. Fa la gnorri, fa finta di non capire, ovvio che poi la offendi e lei ti risponde «non è un linguaggio consono». Hanno inventato tutto ma hanno lasciato per noi – 55enni dal wifi timido – il libretto delle istruzioni a metà, il libretto da interpretazione: Salvatore Aranzulla non esiste, è l’ultima volontà di Walt Disney, un personaggio a metà strada tra Pico della Mirandola quando spiega e Paperino quando noi del 1965 tentiamo di mettere in atto le sue spiegazioni.

Io, per capirsi ancora meglio, ho una stampante, chi non ce l’ha, ma la mia non è collegata col wifi, nessun 55enne che io conosca ci è mai riuscito a collegare la stampante col wifi, ho il cavo! Corto, ma cavo. La stampante col cavo è segno anche di immutata virilità, nessun fighettismo tecnologico, si va coi’ccavo. Quando accendo la stampante c’è sempre una spia gialla dentro un triangolino che s’illumina, sempre. Ho provato a chiedere a Aranzulla che cosa sia, lui sostiene che è il simbolo di un dio laico, si accende su tutti i dispositivi di coloro che intorno ai 55 anni almeno una volta all’anno pensano: che bello quando tutto lo sforzo che dovevi fare era cercare nei jeans un gettone di rame per la cabina telefonica. Sì, era bello, lo pensa anche Aranzulla ma per contratto con se stesso non lo potrà mai ammettere, altrimenti qualcuno dall’alto, un giovedì notte, lo fulminerebbe.

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