Molto Futuro

A urne chiuse ma ancora “calde”, la maggioranza parlamentare è già chiara. La macchina istituzionale deve ancora prendere il via, un nuovo Parlamento si riunirà entro una settimana e un nuovo governo si insedierà in tempi che auspichiamo brevi. Quanto cambierà la linea in politica economica? Una sola certezza ci muove: siamo obbligati a crescere

In questo particolare frangente è al Paese reale che spetta la parola: sei interviste con altrettanti rappresentanti del mondo produttivo e della finanza che dettano l’agenda e stilano le urgenze che la politica è chiamata a fronteggiare.

Il webinar "MoltoEconomia: Italia Calling", dalle ore 9.25 in streaming su ilmessaggero.it, ilgazzettino.it, ilmattino.it. corriereadriatico.it e quotidianodipuglia.it. Con gli interventi di Marco Tronchetti Provera (AD Pirelli), Giuseppe Castagna (AD Banco BPM), Alessandro Zollo (AD BANCOMAT S.p.A), Claudio Descalzi (AD Eni), Claudia Parzani (Presidente Borsa Italiana), Veronica De Romanis (Docente di European Economics Luiss, Roma e Stanford University, Florence). Moderano Osvaldo De Paolini (Vicedirettore Vicario Il Messaggero) e Costanza Calabrese (Giornalista).

 

Marco Tronchetti Provera (AD Pirelli): «L'energia è la priorità assoluta»

Marco Tronchetti Provera: «E' il momento più difficile che Italia e Europa abbiano affrontato dal Dopoguerra. Il governo avrà bisogno di competenze. Per questo è importante che nei ministeri chiave ci siano persone competenti. Importante anche che ci siano relazioni con l'Europa, perché da questa crisi si esce con l'Europa. Ministeri come Economia, Interno ed Esteri è importante che abbiano la fiducia non solo italiana».

«La priorità assoluta è l'energia. Il costo dell'energia fa chiudere aziende, fa perdere posti di lavoro. Tutto ruota intorno all'energia. Seguono poi priorità legate al cuneo fiscale. La primissima partita si gioca in Europa, venerdì ci sarà un importante incontro che determinerà il percorso per definire una politica comune per arginare costo di petrolio e gas».

«Noi come Pirelli abbiamo garantito la continuità nelle fabbriche, siamo pronti ad affrontare l'emergenza. Anche l'economia degli altri Paesi avrà problemi enormi se l'Italia non funziona: lavorare insieme sarà necessario. La Germania se l'Italia non è competitiva avrà un problema nella sua supply chain. Se si parte da questo ragionamento».

«Se l'Europa non agisce insieme è guidata da persone miopi. Se non troviamo percorsi alternativi e si crea una crisi geopolitica con fornitori strategici, allora l'Europa è destinata a impoverirsi. L'America è il partner strategico con cui dobbiamo continuare a lavorare, ma dobbiamo garantire anche la sopravvivenza delle persone. Questo è un tema strategico che va affrontato: l'Europa deve cambiare meccanismi decisionali».

«Germania e Olanda andranno malissimo se l'Italia avrà problemi. Questo mi sembra che non sia colto, la politica non prende decisioni strategiche, guarda solo a breve termine».

«Difficile essere ottimisti. Gli unici che hanno parlato di pace sono stati il Papa e il presidente Mattarella. Da Bruxelles e dalle cancellerie non sono arrivati segnali. Da un lato devono tutelare la posizione dei Paesi, dall'altro devono trovare una via d'uscita da questa situazione».

 

Giuseppe Castagna (AD Banco BPM): «Economia italiana sta resistendo»

Giuseppe Castagna: «Mi pare che finora sia andato tutto bene. I mercati temono l'incertezza, ma in questo caso mi sembra che fin da prima delle elezioni la risposta sia stata confortante. Anche le dichiarazioni della Meloni sono improntate alla necessità di conseguire gli obiettivi del Pnrr, di lavorare a un Europa unita per affrontare la crisi ucraina. Queste dochiarazioni sono state accolte positivamente dal mercato, non ci sono segnali di sbandamento. Nonostante due anni di pandemia e 9 mesi di crisi energetica, i risultati delle nostre aziende sono ancora positivi. Ciò non significa che non bisogna avere attenzione».

«La crescita degli ultimi anni ci ha fatto recuperare tutto svataggio accumulato nel 2020. Ora c'è una necessità di coesione dell'Europa per superare questa crisi. Enfatizzata da questa guerra, ma potrebbe presentarsi anche su altri fattori. La dipendenza da economie terze è ancora molto forte. Bisogna considerare l'Europa come un Paese unico. Pensare solo all'approvvigionamento non basta, c'è un'interdipendenza molto forte. Serve attenzione al Pmi, alla tenuta del sistema bancario. Servono misure anche verso i privati, la coesione sociale è un bene fondamentale. Bisogna lavorare sulle imprese, soprattutto quelle piccole, e farlo insieme all'Europa».

«C'è uno squilibrio fra fonti di approvvigionamento e capacità di ribaltare i prezzi sui consumatori finali. La Bce si è mossa diversamente rispetto a quanto accaduto altrove. L'economia è un mondo circolare, bisogna lavorare su più fronti. Bisogna far destinare alla banche tutte le risorse necessarie a sostenere le imprese».

«Nella storia della nostra presenza a Bruxelles si può fare di più. Il nostro Paese è molto differente rispetto ai nostri competitor europei. Ci sono tante specificità del Paese che andrebbero ben rappresentate. Come accaduto per la pandemia, dobbiamo portare un flusso di risorse alle imprese. Dobbiamo aggiustare le regole nei termini e nelle dimensioni rispetto al periodo che stiamo vivendo».

«Monte dei Paschi non è mai stata nei radar di Banco Bpm. Stanno lavorando sia nella banca che nel Ministero in maniera soddisfacente, anche in sinergia con l'Europa».

 

Alessandro Zollo (AD BANCOMAT S.p.A): «L'obiettivo è ridurre l'utilizzo del contante» 

Alessandro Zollo: «Nell'ultimo periodo ci sono state delle discontinuità che hanno consentito questa rivoluzione, che hano dato più opportunità agli operatori. E poi c'è stata questa discontinuità digitale, dove lo Smartphone diventa il pivot di queste opportunità. Bancomat nasce dall'opportunità di avere contante anche al di fuori dagl istituti, ma anche nel contesto di circolarità. Adesso l'obiettivo è ridurre l'utilizzo del contante, noi facciamo ancora troppe poche operazioni digitali rispetto al resto del mondo. Con il Cashback abbiamo lavorato in questa direzione con le Pa. Ora dobbiamo lavorare sui micropagamenti, implementando gli strumenti digitali. L'altro ambito su cui bisogna spingere è quello della mobilità, ad esempio presidiando metropolitane, pedaggi. Negli ultimi 4 anni abbiamo fatto una crescita del 40% con le nostre 34 milioni di carte. Il pagamento contactless è una frontiera che abbiamo raggiunto molto importante».

«La pandemia ha avuto questo effetto positivo con l'adozione di strumenti elettronici. Adesso che non ci sono più restrizioni è rimasto. Il nostro obiettivo è spiegare, di fare cutura del cambiamento, attraverso anche investimenti degli operatori, come facciamo noi con BancomatPay. Poi dobbiamo concentrarci sulla sicurezza, adottare misure di prevenzione delle frodi».

«Le limitazioni al contante potranno essere più o meno diverse, ma un trend di pagamenti digitali è partito, le persone hanno capito che questo non determina rischi ma maggiori comodità. C'è più spazio per una politica di incentivi che di sanzioni, non pensiamo che bisogni sanzionare chi non adotta questi metodi. Incentivi sì, come abbiamo fatto per il Cashback. Noi utilizziamo ancora tanto il contante: l'Italia non è fatta solo di grandi metropoli e giovani. C'è la necessità di dover continuare a fornire il servizio di distribuzione del contante. Pensiamo che il contante deve essere gestito in maniera diversa. La nostra proposta è rivedere l'attuale modello distributivo del contante, tutti sanno che stanno sparendo molti Atm, questo perché le banche non vengono remunerate quando clienti di altre banche utilizzano il servizio. Noi per questo abbiamo presentato un progetto che permetterà di preservare la rete degli Atm. Noi serviamo il Paese con 500 milioni di prelievi, che non spariranno mai. Le carte spariranno, resteranno nei telefoni o negli orologi, ma il contante ci sarà. Si potrà prelevare anche presso i Pos: un benzinaio, un tabaccaio, un commerciante. Questo abbatte quel rischio di costo sociale legato a furti e rapine, a cui questi operatori sono spesso soggetti. Pagamenti comodi e sicuri, ma non dimentichiamo la nostra grande gamba dei prelievi».

 

Claudio Descalzi (AD Eni): «Gas russo è stato sostituito, gli stoccaggi sono quasi pieni»

Claudio Descalzi: «Come sarà questo inverno? Non è una partita di calcio nella quale possiamo dire quale sarà il punteggio. Lavoriamo sui dati. Noi sappiamo che da quando il gas ha cominciato a diminuire, è stato gradualmente sostituito. Come? Buona parte via tubo dall'Algeria, ma anche riempiendo i nostri rigassificatori che no nerano pieni prima. E poi tutto il gas che viene dal Nord. Questo ci ha portato ad avere una offerta sempre sostanzialmente superiore alla domanda. Il sistema ha trovato una sua flessibilità per sostituire il russo. E questo ci ha dato la possibilità di riempire gli stoccaggi. Il sistema Italia sta andando bene perché lo stoccaggio è il polmone che ci permette di dare flessibilità al sistema nel momento in cui il freddo è più intenso. Da un punto di vista del bilancio abbiamo un gas russo che è stato sostanzialmente sostituito e gli stoccaggi sono quasi pieni. Il gas russo che continua a fluire da Tarvisio rimarrà costante, queste sono condizioni che ci possono dare tranquillità. Le incertezze? Potrebbero esserci dei problemi tecnici-operativi in quei Paesi che ci danno gas, ma la manutenzione è stata fatta ovunque proprio per non avere inconvenienti. L'altra variabile è che potrebbe esserci un freddo superiore rispetto a quella che è stata la statistica degli ultimi 4 anni, che richiederebbe molto più volume. In questo periodo si è ridotto il consumo di gas, noi come Eni abbiamo lavorato in questa direzione». 

«Ogni sistema energetico deve avere una sua ridondanza dal punto di vista dei volumi e delle strutture. Questo ci permette di tenere bassi i prezzi, perché gli investitori sanno che gas e infrastrutture ci sono. Il fatto che gli stoccaggi si siano riempiti ha portato a far abbassare i prezzi. I rigassificatori sono necessari, un punto essenziale per il prossimo inverno o quando servirà gas. Abbiamo la possibilità così anche di aumentare i nostri stoccaggi, avere un polmone molto più importante».

«La transizione energetica è un must, un treno che è partito e deve andare avanti. Non è in contraddizione con le azioni momentanee che dobbiamo fare per avere una sicurezza energetica. Un gas efficiente che deve essere il più pulito ci permette di accompagnare quella transizione, evitando così di usare carbone per fare energia elettrica. Occuparci del presente in modo chiaro e lucido non è incontraddizione con la trasformazione energetica necessaria a causa del cambiamento climatico in atto».

«Price cap? L'idea iniziale del governo italiana è stata posta nel modo corretto: a tutto ciò che riesce ad essere economico mettiamo un "cap", mentre tutto ciò che ci serve per compensare lo paghiamo, ma avendo un contratto per differenza valido in tutta Europa. Questo ci avrebbe evitato mesi di paura se fossse stato capito prima».

 

Claudia Parzani (Presidente Borsa Italiana): «Trasparenza valore assoluto per il mercato»

Claudia Parzani: «Speculazione è una parola che si abbina a un contesto di mercato. E il mercato serve a garantire la formazione trasparente ed efficiente di un prezzo. Poi ci sono dinamiche legate a domanda ed offerta che possono afferire a un contesto macroeconomico. La trasparenza deve essere il valore assoluto».

«Le difficoltà che affrontano gli imprenditori sono evidenti. L'emergenza è diventata molto ampia, siamo in un contesto di multi-crisi, il rischio più grosso è che non sappiamo gestire il futuro. Dobbiamo avere una visione doppia L: di lungo e di largo. Dobbiamo essere sicuri di sapere dove saremo, essere sicuri che poi avremo anche impostato il lavoro che porterà le aziende a navigare in acque più serene. Un accesso alle risorse finanziarie per le aziende semplice, un sistema sempre più aperto agli investitori stranieri. Dobbiamo essere capaci di guardare in là, guardando a quei temi che rischiamo di accantonare nello stato di emergenza in cui ci troviamo oggi».

«Le borse possono essere una valida alternativa alle banche per le imprese. Forse è anche una questione di cultura, il nostro culto italiano del piccolo. Ma piccolo forse non è necessariamente bello. Ci sono tante storie in questi ultimi anni che dimostrano quanto la borsa possa essere opportunità per le aziende».

«Empowerment femminile? A questo governo chiedo di governare insieme e bene: le donne come gli uomini hanno bisogno di fare squadra. Non serve un solo uomo o una sola donna, bisogna creare spazio per idee e visioni nuove. Ascoltiamoci, creiamo spazi per quelli che non ci sono, lavoriamo sull'occupazione giovanile, abbiamo risorse che in passato non abbiamo sfruttato, lavoriamo su tutto quello che può essere una spinta per l'inserimento nel mondo del lavoro».

 

Veronica De Romanis (Docente di European Economics Luiss, Roma e Stanford University, Firenze)

Veronica De Romanis: «Il contesto macroeconomico è mutato in pochissimi mesi. La Bce non acquista più il debito dagli stati e ha cominciato ad aumentare i tassi di interesse. Questo per un Paese come il nostro significa che fare debito è più costoso e più rischioso. Margini di manovra più ristretti per la politica monetaria, ma anche fiscale. L'invito che arriva dalla Commissione Ue è di sostenere sì, ma anche selezionare. I margini di manovra sono molto ristretti per chi si ritrova ad affrontare questo momento con un debito elevato».

«Io penso che questo governo dovrebbe cambiare metodo. Invece di chiedere all'Ue aiuti e sovvenzioni, bisognerebbe capire cosa l'Europa chiede agli Stati. Ovvero convergenza e stabilità. Bisogna tenere i conti in ordine per non avere instabilità e bisogna convergere per rendere l'Europa più forte. Ecco da dove nasce il Pnrr. Noi siamo il paese che ha ottenuto più risorse, ma che ha deciso di prendere anche la maggior parte di quote di debito. Noi abbiamo voluto prendere tutto, ma è una forte responsabilità nei confronti dei nostri figli, ma anche dei nostri creditori europei. L'Italia deve convergere sempre più con l'Europa».

«La Germania ha utilizzato il proprio spazio fiscale: fa salire il proprio debito senza toccare lo Spread. Ma non ha fatto nulla di nuovo, ha fatto quello che abbiamo fatto noi, che però abbiamo un Pil più basso. L'Italia se avesse avuto lo stesso spazio fiscale della Germania avrebbe fatto lo stesso per sostenere famiglie e imprese. Se va criticata la Germania non è per questa mossa, ma per la non ricerca di strumenti europei».

«Per evitare la recessione, con la prossima legge di bilancio definita già dal governo Draghi, bisognerà sostenere famiglie e imprese. Se non si vuole fare ricorso allo scostamento, bisognerà usare il metodo Draghi per trovare risorse, ovvero riordinando le spese. Si può pensare a uno scostamento concordato con l'Europa, quindi temporaneo e mirato. Questo tranquillizzerebbe i mercati».

«Riforme europee? Non servono. La flessibilità europea c'è ed è stata usata anche dall'Italia in passato. Regole che siano differenti da Paese a Paese rischiano di dare poteri alla Commissione che non ha. Le politiche fiscali sono nazionali, la nostra è un'unione monetaria all'interno di una cornice di regole. Si darebbe così potere anche a una discrezionalità che alimenterebbe i populismi».

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