Ritorno a Maker Faire, l'innovazione da pionieri al Gazometro di Roma

Pensare che sono passati solo otto anni dalla prima edizione di Maker Faire Rome, che si appresta a tornare dall’8 al 10 ottobre, dà molto bene il senso della velocità dei tempi in cui viviamo. Da quel 2013, quando gli spazi del Palazzo dei Congressi all’Eur furono invasi da decine di stand e da personaggi un po’ eccentrici in stile Doc di Ritorno al futuro, con le loro bizzarre invenzioni, il mondo è profondamente cambiato. Non è cambiata soltanto la tecnologia che abbiamo a disposizione, ma soprattutto il nostro rapporto con quella tecnologia. Solo otto anni fa, portare a Roma la più grande fiera europea dell’innovazione poteva sembrare un’iniziativa a benefizio di pochi appassionati. Il movimento dei “maker”, i cosiddetti artigiani digitali, era effettivamente percepito come qualcosa di bizzarro e di nicchia, un mondo a sé stante che poteva essere visto da fuori con curiosità e divertimento, ma nulla di più. Nelle edizioni successive, prima all’Auditorium e poi alla Sapienza, Maker Faire Rome è invece diventato un evento in grado di catalizzare l’interesse e le energie dell’università, delle imprese, e naturalmente della gente comune.

IL PERCORSO

Questo perché quegli strani inventori visionari, i maker, nel frattempo sono diventati fondatori di startup, e le loro idee si sono trasformate in progetti concreti e a volte rivoluzionari. Tra gli stand sono arrivati quelli delle grandi aziende, da Eni ad Acea passando per Sanofi e Terna. E con le edizioni alla Fiera di Roma, Maker Faire è stata consacrata come uno degli eventi più importanti nella Capitale. Nel 2019, alla manifestazione organizzata da Innova Camera, azienda speciale della Camera di Commercio di Roma, hanno partecipato oltre 100 mila persone, provenienti da tutta Europa, fra cui diverse centinaia di studenti. Nel frattempo la tecnologia è entrata nelle nostre vite, le ha modificate in ogni aspetto. Ha reso le comunicazioni più comode e immediate, l’informazione rapidissima, le relazioni sociali, con i social network, ancora più complesse. E poi, quando pensavamo che il percorso fosse segnato, è arrivata nostro malgrado la più grande delle rivoluzioni, una pandemia che ha messo in discussione ogni certezza. E a quel punto la tecnologia non è più stata parte delle nostre vite, ma è il nostro quotidiano a essere entrato nella tecnologia, pur di poter sopravvivere, pur di poter continuare a sentirci uniti nonostante il distanziamento e la paura. Abbiamo imparato a lavorare, a studiare e a intrattenerci senza lasciare le nostre case. Anche la Maker Faire Rome si è adattata a quel cambiamento, ritrovandosi di fronte alla sfida più profonda e coraggiosa: reinventare se stessa. L’edizione del 2020 si è tenuta solo online, con i tradizionali spazi della fiera trasformati in una piattaforma digitale. La manifestazione si è così riscoperta un punto d’incontro importantissimo, anche se solo virtuale. Si è parlato e ci si è confrontati sul futuro in un momento in cui l’unica luce veniva dal passato. Maker Faire, insomma, ha continuato a svolgere il suo ruolo.

IL LUOGO

Siamo così arrivati a quest’anno. Maker Faire Rome, per la sua nona edizione, torna in presenza e torna a essere pionieristica, fin dal luogo scelto: il Gazometro Ostiense, un’area che Eni sta riqualificando e che per l’occasione aprirà le porte al pubblico per la prima volta. La scoperta del futuro si sommerà così alla scoperta del passato, in un luogo che il sindaco Ernesto Nathan immaginò nel 1909 come punto di partenza di un quartiere votato all’innovazione. Ci saranno 240 stand, dall’agritech al foodtech, dalla robotica all’intelligenza artificiale, dall’economia circolare alla salute, dall’educazione all’arte e alla musica. E chi non dovesse riuscire a essere a Roma, potrà visitare le aree tematiche della fiera e seguire incontri e workshop comodamente da casa, tramite una piattaforma online. A cominciare dalla conferenza d’apertura, il 7 ottobre, dal titolo “Fast Forward – The Future In The Making”, che riunirà speaker esperti internazionali. Il futuro, insomma, oggi è più che mai alla portata di tutti: quell’esercito di strani inventori ci aveva visto lungo.

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