Inquinamento indoor e umidità: ecco come far diventare la propria abitazione "casa dolce casa"

Il nostro stile di vita da un anno a questa parte ci ha portato a valutare ancora più seriamente quello che in gergo chiamiamo inquinamento indoor, ovvero la qualità dell’aria e la salubrità all’interno di abitazioni e uffici (quelli aperti e attivi). Dall’altra parte i produttori di tecnologia in questo periodo stanno lanciando molti dispositivi di varia natura – impianti di purificazione dell’aria, centraline smart, depuratori, climatizzatori – che promettono aria salubre, depurazione e anche eliminazione della carica e della vitalità del coronavirus all’interno delle nostre mura. Proviamo quindi a capire di più con l’aiuto di un esperto scientifico, Maurizio Gualtieri, ricercatore Enea del Laboratorio Inquinamento atmosferico del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali. Innanzitutto, vogliamo capire effettivamente se esiste dal punto di vista della scienza un problema di inquinamento indoor e quali sono gli elementi che lo caratterizzano. «Il problema in effetti esiste e spesso sono le nostre attività quotidiane a produrre il rilascio di inquinanti. Ad esempio, quando cuciniamo specialmente con sistemi di cottura ad altissima temperatura (fritto, piastra) o quando bruciamo grassi animali che producono forte odore e fumo, quindi particelle di e composti organici volatili».

CAUSE ED EFFETTI

 Quindi siamo noi in primis con i nostri comportamenti che in buona fede crediamo salubri, come il fumo delle candele o degli incensi o i detergenti profumati, ma che in parte sono potenziali inquinanti. «In pratica gli inquinanti fondamentali indoor sono aerosol che contengono particelle ultrafini – e quindi anche virus, batteri e funghi e tossine derivanti da alcune muffe – ma anche gas e composti organici volatili come quelli ad esempio che vengono tradotti dal nostro sistema olfattorio in un odore» puntualizza Gualtieri. E quindi tutti i dispositivi che hanno come obiettivo rendere l’aria più salubre e purificata potenzialmente sono di grande utilità. «Il tema della qualità dell’aria dentro casa è così sentito che la commissione Europea sta lanciando dei bandi di ricerca e finanzierà dei progetti per capire l’inquinamento atmosferico indoor, le sorgenti, gli impatti, con la richiesta di verificare quali possano essere i sistemi per ridurre questo tipo di inquinamento», aggiunge.

LE DIFFERENZE

 È importante però fare dei distinguo in termini di funzioni e di efficacia tra i dispositivi presenti sul mercato. Da una parte ci sono le centraline smart che monitorano ciò che succede in casa in termini di temperatura, umidità e quindi di comfort. Non agendo direttamente sull’aria non hanno particolari controindicazioni. La cosa si fa più complessa e articolata per quanto riguarda invece i sistemi di depurazione dell’aria. «Per i sistemi a filtrazione, il tema pratico più importante è sapere ogni quanto deve essere cambiato il filtro Hepa (dall’inglese High efficiency particulate air filter, ndr): se il filtro è in buono stato e lavora in maniera opportuna, le particelle di tutte le dimensioni vengono intrappolate grazie a un processo fisico di impatto – spiega Gualtieri – ma i produttori devono segnalare quando è necessario cambiare o ripulire il filtro per essere efficace ed efficiente». Poi esistono sistemi tecnologicamente avanzati che lavorano attraverso l’ozono o le radiazioni UV, che sembrano molto efficaci, ma che potrebbero anche avere effetti secondari non previsti sulla qualità dell’aria degli ambienti indoor. «Noi non abbiamo ancora testato questi prodotti, quindi parlo dal punto di vista teorico – sottolinea il ricercatore dell’Enea – L’ozono è un gas molto reattivo e per questo funziona ad esempio andando ad attaccare i virus, rompendone la membrana esterna. Questo processo di ossidazione delle molecole organiche potrebbe avvenire anche a scapito di composti organici volatili e potrebbe quindi determinare la formazione di composti e avere anche effetti secondari indesiderati. Il presupposto è che non ci siano problemi di nessun tipo, tuttavia sappiamo che l’ozono è un gas molto reattivo tanto che in ambiente outdoor esistono limiti precisi per la salvaguardia della salute dell’uomo». Stessa cosa per i sistemi che lavorano con le radiazioni ultraviolette, anch’essi sistemi biocidi molto efficaci.

ULTERIORE OBIETTIVO

Molti produttori stanno puntando su impianti di deumidificazione. «Dobbiamo puntualizzare che ridurre l’umidità non corrisponde a un processo di purificazione dell’aria, a meno che in questi sistemi non ci sia anche un sistema di filtraggio. La riduzione di umidità riguarda più che altro il comfort, anche se ambienti molto umidi possono favorire la presenza di alcune muffe» suggerisce ancora Gualtieri. Quello dei depuratori d’aria è quindi un settore di interesse in grande crescita ed è necessario che il consumatore finale conosca bene benefici e limiti.

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