Obbligati a crescere. Dadone: «Non dobbiamo avere paura del confronto con i ragazzi». Gubitosi: «Già lavoriamo sul 6G»

Obbligati a Crescere. Il domani dei giovani di oggi. Innovazione e giovani, come le nuove tecnologie e gli investimenti contribuiscono a creare le prospettive per la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro. È il titolo del webinar andato in onda in streaming sulle testate del gruppo Caltagirone Editore (Il Messaggero, Mattino, Gazzettino, Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia).

Ecco gli interventi degli ospiti

Fabiana Dadone – Ministro alle politiche giovanili: «Sono entrata su Twitch per entrare nella confort zone dei ragazzi. Ho letto l'intervista di Riccardo Romiti, campione del mondo di videogame. Ho chiesto cosa si aspettasse dalla politica, da un governo. E' una piattaforma molto disintermediata, Twitch. Ho intervistato i giovani. E ho notato una voglia di partecipare dei ragazzi, di essere consultati. Vogliono che gli adulti abbiano fiducia in loro. Il primo insegnamento è che i genitori dei ragazzi che ho intervistato su Twitch si sono interessati ai canali dei figli. Si è creato un punto di unione tra ragazzi e genitori. Non dobbiamo avere timore di confrontarci con i ragazzi. L'ho detto anche al presidente Draghi. I ragazzi chiedono di partecipare. Il lavoro? Formazione e orientamento. Che deve partire dalle scuole medie. E poi la formazione di formatori. E' importante che i formatori vengano formati. I ragazzi hanno patito la socialità di cui sono stati privati nella pandemia. Già oggi con altri ministri imposterermo una strategia per discutere di come riavvicinare i ragazzi nella fase post-pandemica. Dobbiamo dare fiducia ai ragazzi, è quasi il momento di riconquistare i nostri spazi».

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Luigi Gubitosi – AD e Direttore Generale di Telecom Italia. «Noi siamo intervenuti sulle carceri, sugli ospedali per portare connettività. Abbiamo supportato molto la scuola a distanza. E continueremo. Il passaporto vaccinale sarà un passaporto virtuale in tecnologia blockchain. Ora parliamo tanto di 5G. Significa che in cinque anni abbiamo avuto cinque cambi di tecnologia. E abbiamo già avuto le prime riunioni sul 6G. Continuamente la tecnologia cambia. Bisogna avere tanta flessibilità mentale. E ci sono anche nuove tecnologie che stiamo sviluppando. Si chiama OpenRun. E' un progetto mondiale. Virtualizzerà l'infrastruttura. I ragazzi? Dobbiamo dare l'esempio ai nostri ragazzi. Il futuro sarà quello che ci meriteremo. Sono ottimista. Dovremo assicurarci che i soldi del Recovery Fund vengano dati con equilibrio».

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Fabiana La Rocca – Laureanda in Ingegneria delle Telecomunicazioni e studentessa della 5G Academy: «Mi sono ispirata a tanti volti della scienza come Samantha Cristoforetti. E' importante dare figure di ispirazione ai ragazzi, perché le materie scientifiche danno tante soddisfazioni. E noi ragazze dobbiamo dare la nostra prospettiva».

Giovanni Ferigo – AD INWIT: «Abbiamo 22 mila torri e abbiamo un piano industriale per agevolare gli operatori. Operiamo negli ospedali, stazioni ferroviarie. Noi apriamo la pista e rendiamo disponibile le infrastrutture per gli operatori. Il 5G? Venti anni fa sono stati posti limiti di restrizione elettromagnetica molto stringenti. Si è molto ideologizzato. Dovremmo invece concentrarci sul fatto che la nostra vita possa migliorare. Non comporta pericoli più gravi, il 5G, e il fascio elettromagnetico è meno massivo».

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Emanuele Iannetti – AD Ericsson Italia: «La pandemia ha sviluppato una maggiore consapevolezza dei cittadini. Smartworking, connettività. Il banco di prova delle reti ha funzionato. In Italia c'è un divario forte tra regioni del nord e del sud nel riuscire a raggiungere i servizi digitali. Gli interventi riguardano anche il capitale umano. Avere le competenze digitali è fondamentale. Al Sud, poi, la volontà di usare i servizi digitali è fortissima. Quanto ai servizi pubblici, alcune regioni hanno servizi più fruibili, altre molto meno. Ai giovani serve un paese più competitivo».

Elena Previtera – Senior Partner Reply: «Siamo nati nel 1996 con un'idea particolare: avere dei team focalizzati su tematiche di grande innovazione. Eravamo 50 persone, oggi siamo più di 9.000 persone. Lavoriamo sui big data, sull'intelligenza artificiale, su OpenRun, sul 5G. Che abiliterà le università a svolgere lezioni a distanza ma con il professore in 3D. E ancora lo shopping e la telesanità».

Paolo Campoli – Global Service Provider CISCO: «Il primo attacco ai server di Google sono stati i termostati. La rete deve fare più della semplice connettività. La sicurezza lasciata nelle mani del consumatore è troppo complicata, bisogna fare in modo che la rete abbia un ruolo attivo nella protezione dei dati. La rete deve capire come difendere i clienti in termini di cybersecurity. Non esiste 5G senza sicurezza intrinseca».

Luigi Capello – CEO & Co-Founder LVenture Group: «L'Italia deve far nascere degli imprenditori. Ci vuole grande formazione e bisogna dare una accelerazione al venture capital. Bisognerebbe sburocratizzare. Fare una selezione di idee. In Europa c'è una battaglia di attrazione di talenti. Abbiamo grandi attese. Il fallimento non deve far paura, fa parte della vita».

Luca Tomassini – Founder & CEO Vetrya: «Il problema delle imprese è l'ecosistema in cui vivono. Il digitale sarà la base dello sviluppo economico. La pandemia ci ha portato a capire che il digitale ci è servito e allora vale la pena di svilupparlo al meglio. La chiave di volta è la formazione. Ogni giorno l'azienda deve potersi reinventare e deve cercare di rinnovarsi sempre con soluzioni, servizi, ma anche con modelli di lavoro e modelli di offering nei confronti dei clienti. L'altra grande difficoltà: non troviamo persone. Non riusciamo a trovare persone qualificate per sviluppare i nsotri progetti».

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Gabriele Giugliano – Co-Founder & CEO Tutored: «Il problema del mondo del lavoro oggi è il mancato collegamento tra la generazione dei millennial e le aziende. Vediamo gli studenti avere molta voglia. Abbiamo creato il nostro osservatorio e andiamo ad analizzare le competenze degli utenti e li confrontiamo con le richieste delle aziende».

Jacopo Mele – VP Aurora Fellows: «Siamo impegnati a insegnare ai ragazzi under 20 come rigenerarsi nel mondo del lavoro. Bisogna aiutare i ragazzi a prendere delle scelte a 18/19 anni perché sono scelte che hanno un impatto per quindici o venti anni. Bisogna anche capire per quale continente formiamo i ragazzi: per l'Europa o per la Cina, dove ad esempio la curva del 5G è in discesa. Dovremmo avere una visione mondiale quando parliamo di competenze».

Enia Ismailaj – Business Continuity Specialist Vodafone Italia: «In Vodafone ho imparato ad applicare nel concreto ciò che avevo studiato solo in via teoria. Il tutto grazie a un programma ideato da Vodafone proprio per i giovani che abbina la formazione pratica al percorso professionale. Competenze? Io porto la mia esperienza. Il programma Discover alterna attività lavorative ad attività di formazioni. E' un percorso aperto ad altri ruoli. Tutto torna utile».

Laura Bononcini – Public Policy Director Southern Europe di Facebook: «La nostra vita è cambiata. Ci siamo dovuti adeguare alla realtà. Il ruolo che abbiamo sentito noi come piattaforma è stato fare tecnologia, ben sapendo che niente può sostituire il rapporto tra persone. Abbiamo cercato di aiutare gli utenti a tenersi in contatto sia su Facebook che al di fuori di Facebook. Abbiamo rafforzato alcuni strumenti come WhatsApp e abbiamo rafforzato i nostri strumenti. Il tempo passato sulle nostre app è aumentato notevolmente. Ricordiamo che digitale non è virtuale ma è reale e quindi ha delle conseguenze, anche penali. I genitori devono riconoscere un ruolo ai figli e non dimentichiamo di dar loro il buon esempio. Senza la consapevolezza non si va da nessuna parte».

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Elvira Carzaniga – Direttore Divisione Education Microsoft Italia: «La dad ha consentito ai nostri ragazzi di mantenere una socialità. Vedo che tutto quel che è successo. La pandemia è stata una opportunità. Vedo i miei figli più autonomi e consapevoli nell'usare la tecnologia. Dobbiamo convertire la dad in una didattica ibrida, dove il digitale non è lo strumento ma un agevolatore. Dovremmo utilizzare strumenti digitali per abituare i ragazzi a ciò che troveranno nel mondo del lavoro. La richiesta dei profili tecnici è aumentata molto nelle imprese non tecniche. Lo sviluppo tecnico dell'ultimo anno è stato quello che ci saremmo aspettati nei prossimi cinque o dieci anni. Abbiamo formato 150 mila docenti. Ora possiamo colmare i ritardi del nostro paese. Bisogna sempre essere aggiornati. L'educazione civica digitale è un tema: pensare prima di rispondere, difendere se stessi e gli altri. Tornare ai principi base è uno sforzo che andrebbe ripreso. Noi sentiamo una responsabilità».

Hanno moderato Alvaro Moretti – vicedirettore de Il Messaggero, Alessandra Spinelli –  giornalista de Il Messaggero e Andrea Andrei – giornalista de Il Messaggero

 

 

 

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